A sette anni dall’inaspettata scomparsa dell’architetta britannico-irachena Zaha Hadid, non si può che ricordare come il suo esempio abbia influenzato l’architettura internazionale. Non a caso è considerata la principale ispiratrice del design contemporaneo a fianco di una generazione di architetti di genere maschile insieme ai quali ha contribuito ad una ridefinizione delle forme di design.
Sempre originale e mai scontata, i suoi progetti abbracciavano forme spigolose e linee sinuose che si rifacevano ai dipinti modernisti. Si trattava di forme molto diverse da quelle classiche rettangolari, ancora così centrali nella progettazione architettonica di quei tempi. Zaha ha sostenuto queste nuove forme in un rifiuto del modo in cui l’architettura era stata progettata nel passato, dove la casualità e l’arbitrarietà son al centro dei suoi testi tesi a spiegare come il suo stesso lavoro contiene casualità, ma anche logica e premeditazione. Queste sono caratteristiche che non si trovano nell’arbitrarietà. L’autrice sosteneva che occorreva “creare una nuova dinamica dell’architettura in cui la terra è parzialmente occupata, comprendendo così i principi fondamentali della liberazione”.
Oggi le forme dei suoi progetti architettonici sono iconiche. Le possiamo vedere in tutto il mondo, dall’Europa al Medio Oriente all’Asia. Hadid è diventata un modello per molti semplicemente perseguendo il tipo di carriera che voleva sino a diventare una donna famosa, la cui grandezza era riconosciuta a livello mondiale e richiestissima per l’originalità dei suoi modelli.
Nel 2004, Hadid è stata la prima donna a ricevere il premio Pritzker per l’architettura. Solo sei donne hanno ricevuto il premio fino ad oggi.
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